I wish it could be Christmas every day, [C.U.M. II]

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Blaise_sl
view post Posted on 9/1/2011, 17:55




Titolo: I wish it could be Christmas every day.
Autore: il criceto nel mio cervello, Linde.
Beta: l'adorabile P (e il suo molesto criceto Andy)
Pairings: Lista numero 4, numeri 5(Jepha) e 20 (Quinn).
Rating: NC17 \O/
Disclaimer: Non li conosco, non mi appartengono, non scrivo cose veritiere sul loro conto. Blablabla, tutto come al solito.
Sommario: -Tutto ciò che voglio per Natale- Quinn disincastrò un rametto di vischio dalla sua coscia incellophanata e alzò il braccio, tenendolo in alto. -Sei tu-
Crossposted: ancora da nessuna parte, ma presto sul mio profilo di EFP.
Note: Il titolo della storia è quello della canzone natalizia in corsivo nell'introduzione *in questo momento non ricorda chi la canta*
Prima ff a rating rosso del CUM! *ne è orgogliosa, per qualche assurdo motivo*


Well I wish it could be Christmas, every day. When the kids start singing and the band begins to play. Oh, I wish it could be Christmas, every day. Let the bells ring out for Christmas...

Abbassò di poche tacche il volume della radio, giusto perchè non dovesse sentirlo anche il vicinato, e uscì dalla cucina con le mani impegnate da un bicchiere e una bottiglia di whisky.
Ah, benedetto silenzio.
Si sedette sul divano, si versò il whisky nel bicchiere e bevve un lungo sorso, concentrandosi sul sapore forte nel suo palato. Accese la tv e fece un po' di zapping gettando, di tanto in tanto, uno sguardo in direzione del suo albero di natale malamente decorato e mezzo piegato su sè stesso -tutta colpa di Bert, ovviamente, che ci era finito sopra e lo aveva piegato mentre saltellava per la stanza urlando a squarciagola una qualche indistinta canzone natalizia.
Benedetto silenzio, e benedetta vigilia di natale senza Bert o altri rompicoglioni tra i piedi.
Passando da un canale all'altro guardò quell'albero ancora una volta. Bert -sempre e solo lui, il rompicoglioni più rompicoglioni dell'universo- aveva insistito per metterci sotto dei regali, quelli che si sarebbero scambiati per natale (perchè sì, Bert aveva deciso che li avrebbero scambiati a casa sua e fine della discussione).
Quindi, lui aveva dovuto metterci i tre pacchi incartati con carta colorata e guarniti con grandi fiocchi -di tre colori diversi, altrimenti avrebbe rischiato di far confusione- in attesa della mistica Mattina di Natale, che Bert e Dan sembravano amare più della loro stessa vita.
Aveva persino trovato, per pura coincidenza, una letterina scritta a Babbo Natale da... be', Bert, è ovvio. Oh, si sarebbe servito di quella storia per ricattare il suo pazzo, pazzo cantante, prima o poi.
L'unico che sembrava essere immune a tutta quella magia che quel periodo dell'anno portava con sè era lui. Sì, persino Quinn si ritrovava a sorridere davanti ai babbi natale per strada.
A lui, sinceramente, tutta quell'atmosfera non faceva nessun effetto. Per carità, era bella la città piena di luci, ma fine della storia. Non esisteva nessun vecchio con la barba pronto, ogni anno, a portare doni a tutti i bambini del mondo, nessuna slitta trainata da renne, nessuna renna col naso luccicante.
Almeno per quell'anno, comunque, era riuscito a tenere Bert lontano da casa sua alla Vigilia di Natale.
Bert, ovviamente, aveva protestato parecchio ma Quinn, dolce, buono, santo Quinn, lo aveva aiutato ad accettare la situazione evitando a lui un gran mal di testa e un tentativo di omicidio.
Dan, semplicemente, si era accontentato di passare insieme la mattina del 25.
E ora, lui poteva starsene tranquillamente svaccato sul suo comodo divano a bere whisky e cazzeggiare come Dio comanda. Niente cenone, niente urla a mezzanotte, niente auguri e niente regali.

"Davvero non c'è niente che tu voglia per natale, Jeph?"
"Davvero, Quinn. Penso di essere a posto così".


Quinn sembrava così... speranzoso, quando gli aveva fatto quella domanda. E quando lui aveva risposto era sembrato vagamente deluso.
Chissà, magari stava pensando a cosa regalargli e voleva un aiutino. Ma avrebbe dovuto saperlo, quella testolina bionda, che lui era davvero a posto così. Gli bastava averli vicini, gli bastava la loro amicizia e la consapevolezza che sarebbero stati sempre lì l'uno per l'altro.
Gli bastava sapere che Quinn ci sarebbe sempre stato, che sarebbe stato sempre pronto ad ascoltare i suoi sfoghi, a notte fonda, con una tazza di caffè tra le mani e un sorriso rassicurante sul volto.
Gli bastava sapere che prima di ogni concerto, prima di salire sul palco, avrebbe potuto incontrare quei suoi occhioni blu e riceverne tutta la forza e l'incoraggiamento possibili.
Gli bastava saperlo sempre lì vicino a lui, distante abbastanza da rispettare la sua bolla prossemica e abbastanza vicino per poter cercare la sua mano, o abbracciarlo e sentire il suo calore.
Non c'era niente che Babbo Natale avrebbe potuto regalargli che non avesse già, davvero.

...tranne, forse, Quinn che suonava alla sua porta pochi minuti prima della mezzanotte. Tranne, forse, Quinn che entrava nel suo salotto con le guance arrossate dal freddo e si toglieva il cappotto nero pesante svelando ciò che stava sotto.
Un involucro di cellophan. E carta regalo. E fiocchetti ovunque.
E un grande fiocco rosso proprio sotto l'ombelico.
-Buon Natale, Jeph-
-Co... Qu... Quinn... cosa-
Tranne, forse, il sorriso timido ma provocatorio di Quinn che lui quasi non vide perchè impegnato a guardare altro.
-Non sapevo cosa regalarti- disse Quinn ignorando la tv accesa e staccandosi un fiocchetto all'altezza del capezzolo destro. -Non sapevo cosa volessi-
Un altro fiocchetto, sul collo, finì per terra.
-Non mi hai dato nessun aiuto-
Il rumore di cellophan che cominciava a srotolarsi lentamente, troppo lentamente, e un pezzo di carta regalo staccata da un braccio incellophanato.
-Non sapevo cosa desiderassi- la carta regalo che si staccava dal torace e lasciava il cellophan a coprire miseramente il suo addome piatto.
-Così ho pensato di regalarti quello che io desideravo-
Quinn sorrise malizioso, decisamente malizioso, e lui non riuscì nemmeno a formulare un pensiero decente. Figurarsi aprir bocca.
-Quinn- fu l'unica cosa che riuscì a balbettare.
Non gli erano mai piaciuti troppo i regali, ma non aveva mai pensato a un regalo come quello. Quindi forse, ma proprio forse, avrebbe dovuto ricredersi.
Quinn si liberò l'addome dal cellophan, fregandosene del freddo che avrebbe sentito -se tutto andava come aveva sperato, non avrebbe dovuto soffrirlo per molto.
Gli si avvicinò con passo felpato e movenze lente, ancheggianti, che il suo cervello riuscì a registrare prima di abbandonarlo definitivamente.
Non aveva mai pensato a quell'aspetto del Natale.
-Tutto ciò che voglio per Natale- Quinn disincastrò un rametto di vischio dalla sua coscia incellophanata e alzò il braccio, tenendolo in alto. -Sei tu-
Jepha poteva sentire il suo sorriso sul proprio volto, tanto erano vicini.
Una mano di Quinn si poggiò, fredda, sulla sua guancia e poi si ritrovò quelle labbra sottili sulle proprie, e, oh dio, quella della sua lingua era la sensazione più bella e magica del mondo.
Sentì Quinn sorridere nel bacio e lasciar cadere per terra il rametto di vischio per poi tornare ad abbracciarlo, con quella manina molesta che gli si infilava sotto alla maglietta e gli gelava la pelle calda.
-Dio mio- soffiò sulle sue labbra prima di dire completamente addio alla sua lucidità. Tutto quello era semplicemente troppo.
Senza accorgersene, quasi le sue mani fossero dotate di vita propria, si ritrovò a strappare impazientemente e con una certa difficoltà tutto quell'incarto di cellophan, fiocchi e carta colorata che era Quinn mentre le mani del suo bellissimo involtino di chitarrista avevano il compito più semplice di togliere di mezzo i suoi vestiti. Vestiti, cristiddio, facili da togliere, mica come quella schifosa carta trasparente che sembrava non volesse strapparsi nemmeno sotto tortura.
-Ti odio- biascicò, incazzato.
-Parli con me? Perchè non mi sembra che tu stia tentando di uccidermi-
-La tua dannata cartaccia. E tu, brutto maniaco depravato e pervertito, che dovevi rendermi tutto più difficile-
Quinn rise, lui lo prese per i fianchi e lo fece cadere lungo disteso sul divano, dove avrebbe potuto combattere più comodamente e ormai in mutande contro quel nemico trasparente.
Riuscì ad averla vinta, con l'aiuto del biondo depravato che aveva architettato tutto, e si sdraiò su di lui muovendosi con una certa urgenza tornando a baciarlo con molta più foga.
Era tutto un cozzare di denti e di barbe che pizzicavano, e di mani che cercavano ogni porzione di pelle e che si infilavano in posti mai toccati prima.
Gli morse il collo e lo leccò subito dopo mentre dalle labbra di Quinn usciva un gemito roco che gli mandò i brividi lungo la schiena.
Le mani di Quinn si artigliarono alle sue spalle mentre con il bacino spingeva in avanti, chiedendo di più, dannazione di più.
Jepha non lo aveva mai fatto con un uomo, non aveva provato niente del genere per nessuno che non fosse Quinn, ma la dinamica non era poi così difficile da intuire, e poi il suo corpo sembrava agire di propria volontà come se già sapesse cosa fare.
Lo prese all'improvviso, con forza, e non appena lo fece si sentì girare la testa, guardando la stanza vorticare in un insieme assurdo di colori così veloce da dare la nausea.
Era Quinn. Era il suo calore, erano le sue mani che lo cercavano, le sue labbra che lo divoravano, le gambe allacciate dietro la sua schiena. Era sentirlo muoversi sotto al proprio corpo, sentirlo muoversi attorno al proprio cazzo, vedere il sudore imperlargli la fronte.
Erano i suoi occhi azzurri più del mare e socchiusi come a voler nascondere il loro segreto, erano le sue labbra morbide dalle quali scivolavano fuori sospiri sconnessi e gemiti rochi che riuscivano a mandargli in pappa il cervello.
Era Quinn, solo e soltanto lui, lì su quel divano la notte di Natale mentre fuori la neve cadeva impietosa e ricopriva ogni cosa col suo manto bianco e ghiacciato.
Non avrebbe potuto essere nessun altro perchè nessun altro aveva i suoi occhi, o la sua voce, o la sua capacità di rassicurarlo anche solo con un misero sguardo.
Spinse più forte dentro di lui, infilandogli la lingua in bocca e soffocando i gemiti che apparivano ora sordi e ovattati. Spinse ancora beandosi del suo calore, del suo corpo che lo accoglieva con facilità e desiderio, che apriva per lui le porte del Paradiso.
Gli venne dentro, un istante dopo che Quinn ebbe imbrattato entrambi, e si accasciò su di lui senza aver la forza di muoversi nè la voglia di farlo.
Quinn lo strinse forte e con una mano gli accarezzò dolcemente la testa, le dita sottili che si incastravano tra il ciuffo lungo e scioglievano ogni nodo.
E l'odore, cristo, l'odore di Quinn, della sua pelle, dei suoi capelli, e sì, del suo sorriso, era inebriante come un vino troppo forte.
-All I want for christmas is you- canticchiò il suo biondo, pazzo e decisamente stupendo chitarrista stringendosi più forte a lui in un abbraccio caldo e sonnacchioso.
-Se il Natale è davvero così- mormorò lui accoccolandosi contro il corpo caldo e sudato di Quinn, e sorridendo come una ragazzina alla prima cotta. -Allora vorrei che fosse Natale ogni santo giorno-

*The end*
 
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