The side effects of suspension points, Jared Leto/William Beckett, NC17, oneshot

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Fae
view post Posted on 1/5/2010, 22:40




Titolo: The side effects of suspension points
Autrice: Fae
Beta/Pre-readers/Consulenti: Annie e Lai
Challenge/Prompt: luogo pubblico (Kink Week @ fanfic_italia/WWF: Kink Week @ fiumidiparole); vicolo (50 places @ kinks_pervs)
Fandom: 30 Seconds to Mars/The Academy Is…
Personaggi/Pairing: Jared Leto/William Beckett
Rating: NC17
Warnings: humor, slash, lemon, linguaggio pesante
Parole: 2.968 (FDP) (…wtf, brain?)
Disclaimer: tutti i personaggi sono realmente esistenti, ma non si intende dare rappresentazione veritiera di eventi/caratteri/orientamenti sessuali.

Note: spinoff di Attention di Annie/Nemo from Mars, che ringrazio enormemente per aver appoggiato e apprezzato questo mio delirio :* Si intende che dovete leggere la sua storia prima di questa, casomai non l'aveste ancora fatto, perché è il lol e l'amore e perché se no non ne capireste il senso =P


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Se qualcuno gliel'avesse raccontato, non ci avrebbe creduto neanche morto. Lui, Jared Leto dei 30 Seconds to Mars, ridotto a nascondersi in un vicolo a fare la posta a qualcuno come l'ultima delle fan esagitate. E' praticamente una bestemmia, ecco cos'è.

Naturalmente se è arrivato a tutto questo c'è una ragione perfettamente valida. Anzitutto, lui è Jared Leto dei 30 Seconds to Mars, e ciò comporta il non poter girare liberamente per le strade di Londra alle undici passate senza essere riconosciuto, inseguito e preso d'assalto da qualunque essere dotato di ormoni; per questo si è premurato di infiltrarsi in quella stradina secondaria, per questo si è fatto prestare con una scusa qualunque il cappello di Tomo calcandoselo sulla fronte fino a sparirci dentro, e per questo indossa gli occhiali da sole nonostante il sole non ci sia più da un pezzo. Secondariamente, lui è in missione per conto di dio. Beh, d'accordo, forse no - ma è in missione per conto di sé stesso, che tutto sommato non è così diverso. E la sua missione consiste nello stanare e affrontare quell'essere privo di decenza che risponde al nome di William Beckett. William Beckett dei The Academy is…, per essere precisi - con tanto di puntini di sospensione, sì.

Intendiamoci, non che Jared abbia intenzione di mostrare a William chissà quanta attenzione, ed è per questo che non ha semplicemente cercato il modo di introdursi nel backstage come avrebbe potuto fare senza nessuna difficoltà; di frocetti emoindie del cazzo è pieno il mondo - tanto più se provenienti dalla scuderia di Wentz, risaputamente il re dei frocetti emoindie del cazzo - e non sarà certo uno zotico di Chicago qualunque a fare la differenza. Ma nonostante questo, Jared vuole incontrarlo. Vuole vederlo da vicino. Vuole sapere se anche una volta sceso dal palco, nella vita reale, persista nell'avere quell'aria da sgualdrinella innocente che ha causato nel suo pubblico di stasera una decina di orgasmi spontanei. Vuole sapere com'è la sua voce quando parla e non può nascondersi dietro le sue canzoni o dietro quei versetti semplicemente osceni di cui sono infarcite. Vuole, fondamentalmente, potersi crogiolare nella consapevolezza di essere almeno mille metri sopra di lui. Vuole smontarlo, ecco tutto. Del resto la serata è stata un mezzo fallimento, perché non concedersi almeno questo innocuo momento di svago?

Gli ultimi fan rimasti tenacemente abbarbicati all'uscita di servizio del locale se ne vanno in quel momento, e Jared si stringe maggiormente nel maglione e resta in attesa, guardingo. Dubita che una band del genere abbia qualcosa come un addetto alla sicurezza - avrebbe dubitato anche del fatto che avessero dei tecnici, se non li avesse visti con i suoi occhi - e pertanto suppone che, se William e i suoi amichetti sono ancora dentro, si limiteranno a uscire alla spicciolata e infilarsi nel bus o in un taxi o quello che è. In effetti, meno di un quarto d'ora dopo, la porta si apre - e ad uscire, guardandosi intorno per un attimo con circospezione prima di essersi accertato che la strada sia del tutto deserta, è proprio William.

Jared coglie la palla al balzo e lo raggiunge in pochi rapidi passi. "William Beckett" enuncia - non chiama, no, perché lui è Jared Leto e non si abbassa a chiamare nessuno - scivolandogli accanto e incrociando le braccia.
William ha un piccolo sussulto, poi lo guarda per un secondo senza realizzare, e poi - quando lo vede abbassarsi lentamente gli occhiali da sole - spalanca gli occhi. "Tu sei…"
"Sì" conferma Jared impassibile, ma interiormente molto compiaciuto. "Sono io."
"…oh mio dio, Sisky aveva ragione!" esclama William stupito, mentre una risata aperta e spontanea gli risale dalla gola e gli tende le labbra in modo disgustosamente carino.
"…Chi?" domanda Jared, inarcando un sopracciglio.
"Uh, il - il mio bassista. Diceva di averti visto, stasera, sulla balconata laterale, e che era pronto a giurare che fossi tu. Ma" prosegue, con un sorrisetto "abbiamo pensato tutti che avesse fumato troppo, a dire la verità."

Jared si toglie definitivamente gli occhiali per poterlo guardare. Non si è cambiato dopo l'esibizione, e questo vuol dire che indossa ancora quei jeans disumani disegnati evidentemente per una tredicenne anoressica, quella camicia mezza scolorita ripescata forse dalla bancarella di un rigattiere, e una cascata di tristissimi braccialetti ai polsi. Ha le guance persino più rosse di prima e gli occhi leggermente più lucidi, nonostante sembri abbastanza sobrio. E ora che lo ha davanti e può squadrarlo come si deve, risalendo con un'occhiata gelida dai piedi alla testa, riesce anche a notare meglio un sacco di cose.

Per cominciare, quelle gambe. Quelle non sono gambe umane, è evidente. Sono state prese in prestito da una giraffa o un fenicottero o una fabbrica di stuzzicadenti a cui avanzava materiale di scarto. Sono frutto di un qualche esperimento governativo volto a calcolare quanto esattamente possano essere lunghe e sottili delle gambe prima che il resto del corpo rotoli giù per la mancanza di sostegno adeguato. E la cosa più irritante è che, nel loro essere ridicole, sono incredibilmente giuste addosso a lui - così come è incredibilmente giusto che siano strizzate in quei jeans. E' il loro ambiente naturale. Sono gambe nate per riempire jeans indecentemente stretti. Probabilmente sarebbe indicato sul manuale delle istruzioni, se ne avessero uno.

Poi, quei fianchi. L'immagine di quei fianchi semicoperti dalla camicia lo perseguiterà anche di notte, ne è sicuro - la linea asciutta che scende dolcemente dalla vita alle cosce, le ossa sporgenti da ragazzino cresciuto troppo in fretta, la pelle chiarissima che può indovinare morbida persino senza toccarla. Fianchi così dovrebbero stare sopra una figa e non sopra un cazzo, prima di tutto. E in ogni caso dovrebbero rimanere coperti, dio santo, non spuntare per tre quarti abbondanti fuori dall'orlo bassissimo dei pantaloni suggerendo in modo così spudorato cosa c'è appena più sotto.

Per non parlare di quei capelli. A parte il contrasto pressoché assurdo tra la lucentezza da copertina di Vogue e l'odore di fumo talmente persistente da poterlo sentire persino da lontano, il punto è che tutto, di quei capelli - dalla radice al modo in cui scendono ad accarezzare i lati del viso alle onde soffici che si arricciano sulle spalle - è un chiaro invito ad afferrarli, passarci le dita in mezzo fino a consumarsele e poi usarli per trascinare il proprietario in ginocchio. Quelli sono capelli da pompino, okay? Ce l'hanno praticamente scritto sopra.

…no, un momento, lui non ha intenzione di pensare ai pompini adesso. Non ha intenzione di immaginare. Non ha intenzione di -

"…ehm…" William tossicchia discretamente e poi sbatte le palpebre un paio di volte - con un'aria infantile che nel contesto generale stona decisamente tanto - facendogli realizzare di aver passato gli ultimi venti secondi a guardarlo senza dire una parola. "Per caso" chiede, dubbioso "cercavi me?"
"I puntini di sospensione" dice Jared all'improvviso.
"…prego?"
"I puntini di sospensione. Nel vostro nome. Che significano?"
William lo guarda in modo strano per una frazione di secondo, ma poi sorride. "Ah, quella è una stronzata, in realtà. Noi ci chiamavamo solo The Academy, all'inizio, ma poi è uscito fuori che c'erano già questi altri tizi che si chiamavano come noi, e sai - per non perdere tempo in beghe, permessi e cose così l'abbiamo cambiato. E abbiamo scelto i puntini per…"
"Capisco" lo interrompe Jared - che in realtà non ha capito granché, un po' perché ha smesso di ascoltare non appena intuito che dietro gli stronzissimi puntini non c'è nessun significato particolare - e qualunque band non abbia nella propria simbologia qualcosa di complicato almeno la metà dell'Argus Apocraphex cessa automaticamente di rivestire qualunque interesse per lui - un po' perché in realtà la domanda l'ha fatta soltanto per avere il tempo di ricomporsi e non continuare a fare la figura del coglione.
"Beh, uhm" tenta William, dopo qualche altro secondo di silenzio "quindi ci hai ascoltato, no?" Si arrotola lentamente una ciocca di capelli intorno a un dito, come se niente fosse, e si inumidisce involontariamente le labbra. "Che te ne pare?"

E Jared sente improvvisamente gli argini del proprio autocontrollo cominciare a cedere, in un crrr- costante che prelude inevitabilmente a qualcosa di peggio, perché non è possibile, non è possibile che quel ragazzino assolutamente privo di senso comune non si renda conto di stare spudoratamente flirtando con lui. Non è possibile, e dunque lo sta prendendo per il culo. E magari si aspetta anche che funzioni, si aspetta che bastino quelle dita e quegli occhioni speranzosi e quella lingua, santo cielo, per averlo ai suoi piedi come fa con chiunque lo ascolti cantare. Ma questa volta casca male, oh se casca male.

"Tu non mi piaci" sibila, muovendo un passo verso di lui e piantandogli in faccia due occhi glaciali - nonostante la necessità di rovesciare la testa all'indietro di quarantacinque gradi per riuscire a piantarli sulla sua faccia e non sul suo mento.
William smette immediatamente di giocherellare con i capelli e boccheggia per un attimo, imbarazzato. "Uh" sussurra. "Beh, ah - io - insomma, non eravamo al massimo, stasera, lo riconosco. Il nostro batterista ha avuto qualche problema, e -" deglutisce nervosamente, rendendosi conto che Jared non accenna a smettere di fissarlo "- insomma, mi dispiace che tu sia capitato proprio oggi. Magari in altre condizioni -"
"Lascia perdere le condizioni" lo interrompe di nuovo Jared, la voce ridotta a un soffio minaccioso. "Me ne sbatto delle condizioni. E dei puntini senza senso. Qui il problema sei tu."
"Nel… senso che non ti piace come canto, o -"
"Il problema" ripete, trattenendosi a fatica - crrr-rrr, fanno gli argini nella sua testa - e avvicinandosi ancora di più, tanto da sputargli le parole praticamente addosso "sei tu."
William lo guarda sconcertato per qualche istante, poi si acciglia, ritraendosi e incrociando le braccia al petto. "Senti" comincia, spazientito. "Se vuoi darmi dei consigli, o - o anche fare delle critiche sensate, te ne sono grato. Se invece vuoi qualcos'altro, allora…"
"…dio santo, ragazzino!" esplode, portandosi drammaticamente le dita alle tempie come l'attore consumato che è. "Tu non ci arrivi. Io ho un problema con te, okay? Tu non mi piaci. Non. Mi. Piaci. E non ha a che fare con la tua musica o i tuoi puntini o con quel cazzo che credi tu."

William lo scruta per un poco con la fronte aggrottata, come se la sequenza di cose che Jared gli ha appena detto rivestisse un qualche senso molto profondo. Dopodiché i suoi occhi si spalancano d'improvviso, illuminati finalmente dalla comprensione. "…Oh" sussurra. "Oh." E poco alla volta la linea perplessa delle sue labbra si arriccia ad un angolo, e poi all'altro, e poi si piega del tutto diventando una smorfia e poi un ghigno e poi un sorriso - il sorriso più tenero e comprensivo e insieme più diabolicamente stronzo che Jared abbia mai visto.

Crrr-rrr-rrrrrrrr, sente nelle orecchie, e scatta in avanti di nuovo, oltraggiato. "Dico sul serio!" gli abbaia contro furioso. "Tu non mi piaci."
William non si ritrae, questa volta, ma anzi muove un passo verso di lui. "Okay" ribatte dolcemente, continuando a sorridere.
"Non sto scherzando."
"D'accordo."
"Tu non mi piaci."
"Ho capito."
"…oh cazzo" ringhia, e crrr-rrr-rrrrrrrr-cr-cr-CRACK, e Jared si lascia invadere, lascia che la piena gli disconnetta il cervello, afferra William per un polso e lo trascina senza troppi riguardi nel vicolo dove ha perso mezz'ora della sua preziosissima vita ad aspettarlo, lo spinge in fondo, verso un muro quasi completamente in ombra - e se non fosse così preso storcerebbe il naso perche ew, i suoi standard per il sesso prevedono un letto a tre piazze o un materasso ad acqua o quantomeno un divano di pelle, non un vicolo lercio dove offrire spettacolini gratis al primo che passa - e lo schiaccia col proprio corpo prima di piantargli a forza la lingua in bocca, aspettandosi che sia troppo, aspettandosi una qualche reazione sconvolta o una ribellione, aspettandosi di dover lottare per inchiodarlo alla parete e avere ragione di lui.

…e invece.

Invece William schiude le labbra come se non aspettasse altro, scivola comodamente contro il muro in modo da abbassarsi un po' e si fa sfuggire un delizioso mugolio soffocato mentre lascia spazio alla sua lingua perché faccia quello che preferisce. Il che aggiunge oltraggio all'oltraggio, perché come si permette quel moccioso di provocarlo - è stata tutta colpa delle sue evidenti provocazioni, è chiaro - e poi di lasciargli campo libero così facilmente, quasi lui fosse uno abituato a conquiste da quattro soldi? Come si permette di essere così disponibile, così assolutamente pronto ad assecondarlo, senza neanche lasciargli il gusto di vincere le sue resistenze e farlo capitolare?

Jared sbuffa d'indignazione, baciando e mordendo qualunque parte della bocca di William gli capiti a tiro, prima di rendersi conto che non è abbastanza e infilargli una mano tra le gambe frugando alla ricerca di un bottone o una cerniera o qualunque cosa tenga insieme quella prigione di massima sicurezza che sono i suoi jeans. E dopo aver trovato e aperto il bottone soffiando parolacce tra i denti, aver scardinato a forza la cerniera e aver faticato improbamente per cacciare una mano sotto la stoffa, riuscire a stringergli l'uccello tra le dita è a tutti gli effetti una conquista.

"Mh" mugola William, a occhi chiusi, ed è un mugolio molto meno soffocato e molto più osceno, e Jared lo afferra e lo stringe e lo tocca ad un ritmo frenetico, incalzandolo senza lasciargli tregua fino a portarlo al limite - e dio, negherà fino alla morte di averlo mai pensato, ma William Beckett che raggiunge un orgasmo è uno spettacolo notevole a dir poco. Tanto notevole che per un attimo Jared dimentica dove si trovano, dimentica la risatina vittoriosa che l'occasione richiederebbe e dimentica persino di respirare, ed è in quel momento che William riapre gli occhi, ancora affannato, e gli sorride di nuovo prima di spingerlo con gentilezza contro il muro e inginocchiarglisi davanti.

"…Posso?" domanda compito, guardandolo da sotto in su e sbattendo le ciglia, e Jared - nonostante l'attimo di confusione mentale e il disappunto di non averlo fatto inginocchiare lui nel modo che si era ripromesso - pensa automaticamente che sì, ovvio che può, santo dio, che razza di domanda è? Può perché è suo preciso dovere ricambiare, anzitutto, e può perché Jared ha il cazzo che minaccia di esplodergli nei pantaloni da praticamente un'ora e sta implorando che qualcuno lo tiri fuori e se ne prenda cura, e soprattutto può perché è esattamente così che lo vuole, oh sì. Vuole vederlo in ginocchio nella polvere, sconfitto, umiliato, schiacciato dalla sua evidente superiorità e con la bocca piena solo di lui, vuole farlo tacere ricacciandogli i suoi mugolii fino in gola, vuole farlo piangere.

…e invece.

Invece William lo prende in bocca con un sorriso innocente che - cristo santissimo - dovrebbe essere vietato per legge a uno che ha un cazzo tra le labbra, e comincia a succhiare con una naturalezza così indisponente che Jared sente l'impulso di rimettersi tutto nelle mutande e lasciarlo lì, solo per il gusto di vedere che faccia farebbe. L'unica cosa che glielo impedisce è che al momento lui ha bisogno di un pompino, a livelli che per averne uno venderebbe un rene o sua madre o la batteria di Shannon senza pensarci troppo su, per cui si abbandona contro il muro con uno sbuffo e resta immobile a godersi la frizione meravigliosa di quella lingua contro la pelle e il modo quasi ispirato in cui quella bocca si muove intorno a lui - come se William fosse ancora sul palco e il suo uccello fosse un fottuto microfono - stringendo le labbra fino a farsi male pur di non emettere un fiato. Normalmente gli piace parlare durante il sesso, gli piace ordinare, incitare, godere a voce alta - e si sta facendo violenza per soffocare la litania di dio sì così prendilo tutto leccalo succhialo non smettere che continua ad attraversare la parte priva di filtri del suo cervello - ma questa volta non gli scapperà di bocca una sillaba, quant'è vero che si chiama Jared Leto.

"Mh" mugola di nuovo William, e oh dio, dev'essere il suo verso o qualcosa del genere, a questo punto - i gatti miagolano, i topi squittiscono e i William Beckett fanno mh. Jared viene senza riuscire del tutto a sopprimere un suono basso e gutturale, e William ingoia graziosamente quasi stesse mandando giù il tè delle cinque.

Quando entrambi sono di nuovo più o meno presentabili e più o meno dotati di una quantità normale di fiato, Jared si avvia lentamente fuori dal vicolo, inspirando l'aria fresca della notte e assumendo un'aria molto calma e ieratica nel tentativo di darsi un contegno. "Beh" comincia William, pochi passi dietro di lui, infilando - chissà grazie a quale abilità - le mani nelle tasche dei jeans e sorridendogli di nuovo. "E' stato carino, grazie."
"Tutto questo" replica Jared molto lentamente, guardandolo negli occhi con la massima serietà "non è mai accaduto."
William trattiene a stento una risatina. "Naturalmente."
"Non è mai accaduto" ripete Jared, con enfasi. "Tu credi che sia accaduto, ma non è così. E' un'illusione. Uno scherzo della tua mente."
"Ovvio."
"Non è mai accaduto."
"Mai accaduto."
"Mai."
"Mai."
"…E se per caso ti viene in mente di dirlo a qualcuno" sibila all'improvviso, avvicinandosi di un passo "io ti stronco la carriera che ancora non hai, è chiaro?"
"…Chiaro" annuisce William, tentando gentilmente di fingersi spaventato ma non riuscendoci granché bene.

Jared inforca gli occhiali da sole - il cappello gli è caduto da qualche parte prima, e piuttosto che tornare nel vicolo a recuperarlo preferisce sopportare stoicamente l'eventuale assalto di un'armata di Echelon al completo - e, con un sospiro drammatico, li spinge indietro con la punta dell'indice. Rivolge a William un'ultima occhiata di sufficienza - razza di stronzetto ingrato, è stato carino?, dovrebbe baciare la terra dove cammina, altroché - e si avvia con passo elegante lungo il marciapiede.

La serata, sbuffa tra sé e sé, è stata decisamente un fallimento totale.


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Note: SCUSATE NON LO SO *muore rotolando* Tutto questo delirio è indirettamente merito di Annie, anzitutto, e prima ancora del Bandomville e del Crack Pairing Fest che diede origine alla sua idea di accoppiare Jared e William. Il fatto è che da questa accoppiata lei ha tirato fuori una cosina deliziosa e lol e soprattutto ha tirato fuori qualcosa come la più azzeccata e perfettissimamente perfetta descrizione di William EVER *cuoricini*, che non vi cito qui solo perchè presumo e spero che l'abbiate letta da voi (altrimenti che ci fate qua?). Insomma, rileggendo quella fic ho cominciato a pensare che ci volesse un seguito, e che il seguito dovessere essere ANCORA più lol (oltre che ovviamente porn, se no che gusto c'era? o/), ed ecco il risultato :°D Ovviamente non l'ho scritta per questioni di shipping, perché cosa vuoi shippare se a malapena si conoscono? ''XD, bensì perché mi piaceva troppo l'idea di descrivere William visto da una prospettiva esterna, dagli occhi di qualcuno che lo vede per la prima volta e vorrebbe farselo on the spot, e infatti mi sono divertita a livelli illegali :°D A Jared è capitato l'ingrato compito di farmi da cavia, e mi scuso se sono andata a braccio nella sua caratterizzazione dato che non ho mai frequentato attivamente il fandom dei 30STM - so solo che ha questa nomea di pazzo egocentrico con deliri di onnipotenza assortiti, per cui (più che altro per seguire quanto tracciato da Annie nella sua fic) ci ho giocato su divertendomi ad esasperare la cosa al massimo =P scusa, Jared, spero per te che tu non sia davvero così o/ *lolla* E boh, niente. Spero abbia un senso =D
 
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